Piazza Arnolfo e i colligiani A quel tempo Piazza Arnolfo era un pullulare di gente, di uomini d’affari e di industriali, di commercianti e di sementi, di industriali della lana, di artigiani del cristallo che solevano seder più in alto sul piedistallo. I colligiani andavano orgogliosi della Calp e della Montemaggio, delle donne che lavoravano in fabbrica e nel proprio alloggio, delle vacanze al mare a Cecina o a Follonica, da sempre eterne rivali, nell’attirare le ferie della gente locale e dei colligiani. Poi magari si andava a Poggibonsi per mangiare quel pesce tanto prelibato e che da Alcide sapientemente veniva cucinato, ma la vita economica della cittadina, si svolgeva nella piazza tanto amata , dove i Borri, il Lenzi ed il Valentini, tanto per citare solo alcuni degli abituali, tra chiacchiere e titoli sui giornali, facevano a gara a chi la sparava più grossa nel proprio lavoro e negli affari. Erano quelli gli anni 80 e con un po’ di fantasia aggiungerei anche i 90, poi di taluno ho sentito dire di come fosse finita, o di altri per essere passati a miglior vita e così di tanta gente e di tante facce ho perso mio malgrado col tempo le loro tracce. Son capitato oggi a Colle dopo tanti anni per lavoro e non a caso tra tanti affanni. Ancora una volta ho voluto riveder la bella piazza rinomata, ma questa volta, quasi sola l’ho ritrovata, al punto che il mio amico colligiano dalla sua carrozzina e tra la poca gente: “hei ma questo non è niente!”, e con fare quasi impaziente ed un poco alterato: “vieni ti fò veder cos’hanno combinato e per di più cos’hanno laggiù architettato”. Giù in fondo per la via Masson, oltre alle case abbandonate all’incuria ed al tempo, mi faceva notar come più in alto e nel contempo, si ergesse la figura di manufatti orripilanti che da un architetto disegnati e progettati, non furon mai finiti ed ultimati. Non sembravan case e neanche si poteva dalle sembianze vane, immaginar che cosa fosser quelle cose strane, Adesso, senza che più alcuno se ne prenda cura, fanno pendant tutt’uno su quell’altura, con le altre case più sotto franate e disabitate, ma che pur sempre case, al contrar di quelli, venivano non a torto considerate. “Adesso”, continuava l’amico colligiano, “non si sa più che cosa dire o cosa fare e neanche cosa altro inventare per risolvere quel pasticcio tanto villano”, così che un laghetto acquitrinoso si era formato nel frattempo tra la terra e tutto quel cemento, al punto che al diminuir della gente, le zanzare a frotte si contavano in modo sempre più fastidioso ed invadente. Sembra allora che abbiano avuto un sobbalzo e preso nel contempo la palla al balzo, per dare a quel pastrocchio almeno un occhio. Ebbero così una idea tanto geniale da buttarci, figuratevi un pò ... una specie di pesci così affamati, non come quelli da Alcide cucinati, si badi bene, ma di certe specie strane e così rare, che mangiavan essi stessi le zanzare. Per concludere ed anche per non farla più lunga del dovuto, non si può dir adesso che Colle in meglio sia cambiato, ma neanche che le cose non si facciano qui sul serio, con cervello fino ed alla mano, ma come avete avuto modo di capire,con risultato talvolta poco chiaro ed alquanto strano. Pietro Campanelli Colle di Val d'Elsa 01.06.2016
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